COPPIA DI CANDELABRI A TREDICI FIAMME
Francia o Russia
Secondo quarto del secolo XIX
Bronzo fuso, cesellato e dorato
Altezza cm 104
Stato di conservazione: ottimo, ad eccezione di tre piattelli paracera (bobèches) sostituiti
Sopra un piede a tre lati concavi, posa una base anch’essa triangolare guarnita da protomi di leone alato e da girali e palmette persiane. Su di essa poggia un cespo di foglie d’acanto, dal centro del quale s’innalza una colonna scanalata e rastremata terminante in un capitello, ugualmente decorato da foglie d’acanto; al di sopra, un calice sostiene il primo ordine di bracci alternati a fogliette allungate e ornati da acanto rampante. Ogni portacandela è decorato con foglie di palma ed è dotato di paracera.
Il secondo ordine di bracci riprende un motivo decorativo coerente sia nella tazza, sia nei bracci.
Il modello per questi candelabri, con pilastri avvolti in foglie di palma e basi a zampa ferina, deriva in parte da marmi antichi. Trae inoltre ispirazione da alcuni disegni di Charles Percier dei primi anni del secolo XIX. Una variante successiva si ravvisa in candelabri descritti come une paire de Candelabres [...] sur pieds à griffes, forgiati dal celebre bronzista francese Pierre-Philippe Thomire e collocati negli Appartamenti di Stato del Grand Trianon nell’aprile del 1837.
Dall’analisi dei confronti con candelabri coevi, presenti nelle principali corti europee e nei maggiori palazzi nobiliari, si nota come il modello sia stato più volte proposto in molteplici varianti. In base allo stile, alla tecnica e al gusto, è lecito supporre che questi importanti candelabri siano opera di artefici francesi o russi del secondo quarto del secolo XIX.
Bibliografia:
Mosè H., Vasi, altari, patere, treppiedi, candelabri, sarcofagi, Londra 1814, pp. 85-86
Percier C., in Fontaine P., Recueil de Décorations Intérieures, 1801
Ledoux-Lebard D., Le Grand Trianon: meubles et objects d’art, Parigi, pp. 128-129
Filippo Thomire 1751-1843, catalogo della mostra, Leningrado 1984
S. Pietroburgo: arte di carta al Museo dell’Ermitage 1703-1825, Milano 1991
Ceneviere A., Il mobile russo, l’epoca d’oro 1780-1840, Milano 1989
Ivanova E., a cura di, Russian Applied Art, Leningrado 1976
Foto Giorgio Majno
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LA
NOSTRA
STORIA
SUBERT. ANTIQUARI DA 150 ANNI
Emanuele: il fondatore
Nel 1860, agli albori dell’unità d’Italia, Emanuele Subert (1830-1888) apre la prima galleria di antiquariato a Milano, in via Monte di Pietà 2: Emanuele Subert Antichità e Belle Arti.
Di origine polacca, si trasferisce a Milano con la famiglia da Trieste, città natale della moglie Elisa Berger (1832 - post 1900), dopo aver vissuto per qualche tempo anche a Vienna. Nel volgere di circa vent’anni, apre a Milano diversi altri negozi.
Alcune fonti bibliografiche e documentarie testimoniano di come Emanuele Subert sia stato fornitore di numerosi musei e collezionisti, tra i quali spiccano i nomi di Frederick Stibbert, a Firenze, e del nascente Museo Poldi Pezzoli, della Consulta del Museo Patrio Archeologico e dei fratelli Bagatti Valsecchi, a Milano (Probst 2004). Coerentemente con il mercato dell’epoca, il negozio di Emanuele offre armi, arredi, tessuti antichi, arte sacra, archeologia, gioielli e oreficerie.
Una famiglia di antiquari d’élite
Il figlio Rodolfo Subert (1873-1958), in società con il fratello Carlo, rileva nel 1903 i negozi di via Monte di Pietà e di Galleria Vittorio Emanuele II e ne apre altri due a Bellagio, all’epoca meta di villeggiatura dell’élite internazionale, grazie anche alla presenza del casinò.
Quando Carlo si trasferisce negli Stati Uniti nel 1910, Rodolfo cambia intestazione ai negozi, che si chiameranno: Rodolfo Subert Antichità e Belle Arti.
Dovrebbe essere questo il periodo al quale far risalire la donazione al Museo Teatrale alla Scala di Milano di un libretto d’opera con rilegatura di raso bianco e di una Veduta dell’interno del Teatro di S. Benedetto di Venezia, entrambi del XVIII secolo (Anonimo 1914).
Rodolfo: fornitore di collezionisti e musei
Come Emanuele, anche Rodolfo è tra i fornitori di collezionisti e musei: nel 1904 il Museo Poldi Pezzoli acquisisce “un libriccino d’ore” parigino (Poldi Pezzoli 1981) e Frederick Stibbert, un anno prima della sua morte, un elmo; in seguito Giuseppe Gianetti, appassionato conoscitore di maioliche, acquista numerosi oggetti che confluiranno poi nell’omonimo museo a Saronno (Ausenda 1996). Si ha poi notizia anche di alcuni importanti acquisti di vasellame di maiolica effettuati nel 1928 nel negozio di Galleria Vittorio Emanuele; tali oggetti sono ora conservati in alcuni musei nazionali scozzesi (Curnow 1992).
Le fonti riferiscono che, tra il 1940 e il 1941, la famiglia effettua cospicue donazioni in nome della moglie di Rodolfo, Ambrogina Bergomi Subert, ad alcuni importanti musei, tra cui quella al Museo di Arti Applicate del Castello Sforzesco: “scarsi acquisti hanno poi incrementato la raccolta negli anni, il più importante è stato il dono Ambrogina Bergomi Subert del 1941 che ha incrementato la raccolta delle armi da fuoco arricchendola di tutti gli esemplari databili dagli inizi alla metà del XIX secolo, fornendo così una documentazione esauriente dello sviluppo e delle modificazioni avvenute in quel tempo” (Allevi 1990).
Rodolfo, affiancato da alcuni figli, continua la conduzione del negozio in Galleria Vittorio Emanuele II fino al luglio 1943, quando i bombardamenti distrussero la galleria con tutto il contenuto, compreso l’archivio di più di ottant’anni di attività.
Duda: grande interesse per i gioielli e per la pittura italiana
Il figlio maggiore Rodolfo (1898-1978), detto Duda per distinguerlo dal padre, nel 1926 apre in via S. Andrea 11 la Galleria S. Andrea dove rimarrà fino al 1945, affiancato nell’attività dalla moglie Gina Gandus (1900-1968).
Il negozio tratta arte italiana con una particolare predilezione per i gioielli e per la pittura italiana dell’Ottocento.
Alberto e poi Michele: le prime mostre di antiquariato
Nel 1951, Duda Subert riapre sotto la denominazione G. G. Subert in via San Pietro all’Orto 26, mentre suo figlio Alberto avvia l’anno seguente una propria galleria in via della Spiga 22.
È questo il periodo delle prime mostre di antiquariato, tra le quali le storiche manifestazioni della Biennale di Firenze e l’esposizione di Palazzo Reale a Milano, cui partecipano entrambi i negozi.
Nel 1996 i due esercizi sono poi confluiti nella galleria Antichità e Oggetti d’Arte con sede al 24 di via Santo Spirito, dove Alberto Subert ha continuato la propria attività fiancheggiato dal figlio Michele fino al 2012.
Dal 2013 Michele Subert, continuando la tradizione di famiglia, ha aperto una nuova sede al 42 di via della Spiga. Il suo interesse è incentrato sull’arte italiana dal XVI al XIX secolo, in particolare sugli oggetti da collezione.
Bibliografia:
ANONIMO, Museo Teatrale alla Scala, Alfieri & Lacroix 1914, p. 45, n. 111; p. 112, n. 28
RUSSEL ROBINSON H., Il Museo Stibbert a Firenze, Vol. 4, Milano 1976
Museo Poldi Pezzoli, Museo Poldi Pezzoli: orologi e oreficerie, Milano 1981, n. 270, p. 299
MOTTOLA MOLFINO A. in Poldi Pezzoli, Museo Poldi Pezzoli: i dipinti, Milano 1982, p. 36
BOCCIA L.G. e GODOY J.A. in Poldi Pezzoli, Museo Poldi Pezzoli, Armeria I , Milano 1986, p. 24
ALLEVI P., Museo d’arti applicate, Armi da fuoco, Milano 1990
CURNOW C., Italian Maiolica in the National Museums of Scotland, Edimburgh 1992, pp. 96-97, nn. 119, 121, 123
AUSENDA R., Maioliche settecentesche: Milano e altre fabbriche, Saronno 1996; p.18; pp. 80-81, n. 27; pp. 82-83, n. 28; p. 84-85, n. 29; pp. 114-115, n. 49; pp. 136-137, nn. 61- 62
COLLE E., Museo d’arti Applicate, mobili e intagli lignei, Milano, 1996, pp. 335-337, n. 610; pp. 426-427, n. 770; pp. 448-449
PROBST S.E.L. in Museo Bagatti Valsecchi, Vol. II, armi e armature, Milano 2004, p. 753


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